A curare l’aspetto legale e giudiziario della galassia umanitaria c’è sempre lui, l’Avv. Alessandro Gamberini, già professore di Diritto penale e Istituzioni di Diritto penale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bologna, che è impegnato a patrocinare quasi tutte le cause mediaticamente più importanti degli ultimi decenni.
Ricordiamo solo alcune tra le sue numerose gesta legali: la difesa dell’ex leader di Lotta Continua Adriano Sofri come mandante dell’assassinio a Milano del commissario Luigi Calabresi, la difesa delle vittime delle violenze di polizia del G8 di Genova, della giornalista de “il manifesto” Giuliana Sgrena durante il suo rapimento in Iraq dove per salvarla perse la vita il funzionario dei servizi segreti Nicola Calipari, dei familiari di Federico Aldrovandi, di Stefano Cucchi e Giuseppe Uva, ma anche la difesa del governatore dell’Emilia Romagna Vasco Errani implicato nell’inchiesta “Terremerse” e tanto, tanto altro.
Cause dove, nonostante in taluni casi le sentenze fossero risultate avverse ai suoi clienti, è comunque sempre riuscito a strappare il massimo di ciò che era possibile ottenere, soprattutto sotto il profilo mediatico.
Sì perché lo studio dell’ex professore bolognese è da sempre impegnato “a difesa dei diritti umani, sia sul versante interno che su quello sovrannazionale.
Ma anche – leggiamo nel prospetto informativo dello Studio Gamberini – nella tutela dei diritti fondamentali comprende la materia dell’asilo e del diritto dell’immigrazione, la tutela delle persone private della libertà personale, fino ai crimini internazionali. In questo ambito – prosegue Gamberini – collaboriamo con importanti organizzazioni non governative (avendo assunto, tra l’altro, la difesa di Proactiva Open Arms, dell’equipaggio della Iuventa e di Sea Watch nei procedimenti penali legati alle attività di soccorso in mare) e collaboriamo con centri di ricerca italiani, europei e internazionali”.
Ed è sempre lo stesso Gamberini ad aver impostato fin dall’inizio la strategia difensiva della “capitana” Carola Rackete, che dopo aver forzato con la Sea Watch 3 il blocco nel porto di Lampedusa ha messo in pericolo la vita di 5 finanzieri scaricando sulla banchina il suo bottino di oltre 42 giovani africani.
Non contento della ribalta mediatica già guadagnata, Gamberini ora rilancia facendo querelare dalla sua assistita il ministro Salvini con l’accusa d'”istigare all’odio” e pretendendo il sequestro di tutti i profili social a lui riconducibili.
Insomma, è l’impronta inconfondibile del “metodo umanitario” di Gamberini: ribaltare la realtà e, attraverso la completa inversione della prospettiva iniziale, far perdere ogni ancoraggio concreto all’opinione pubblica.
Ma non è tutto, perché a fianco di questo egli ricorrere a ogni stratagemma e cavillo giuridico possibile di cui è maestro indiscusso. Con la certezza, ormai ben rodata sul campo, che in ultima istanza si potrà contare su una magistratura e un volume di fuoco mediatico sempre a proprio favore.
Ed è così che, dopo la “trasmutazione umanitaria” operata da Gamberini & compagni, vicende giudiziarie dal chiaro sapore criminale potranno diventare il vessillo di battaglie “umanitarie” da sbandierare Urbi et Orbi. Perché l’inferno, non dimentichiamolo mai, è lastricato di buone intenzioni e ciascuna ha il profeta che si merita.